giovedì 21 luglio 2016

Il ricordo di un amico di tutti ...

Di Claudio mi ricordo l'aspetto burbero già da ragazzo, che ti guardava con lo sguardo truce, poi però conoscendolo meglio, lo scoprivi come un ragazzo dal cuore d'oro, pronto e presente e che dava tutto agli amici.

Claudio era amico di molti, di tutti. Lo conobbi personalmente nella metà degli anni settanta. Frequentavo ancora la gradinata e lo osservavo e forse lo invidiavo un po' per come sapeva fare il tifo lui. Era decisamente un trascinatore, un collante per i tifosi ultras e non. Mi ricordo la trasferta di Massa, dove perdemmo per 1-0 e nel ritorno fummo attaccati dai massesi durante il ritorno in stazione, poco dopo l'uscita dal campo. Un petardo scoppio vicino a Ganora, che cadde tramortito. Claudio fu l'unico a reagire immediatamente e si caricò Ganora sulle spalle e si mise a correre ancora più forte di noi per raggiungere il treno. Incredibile ... Poi sul treno eravamo tutti rilassati e contenti, nonostante la pioggia di sassi dei massesi che battevano contro i finestrini del treno.

Mi ricordo l'inaugurazione del nuovo Savona targato Persenda, quello della salvezza miracolosa, il giorno della partita Savona - Viareggio, finita per 3-1 in nostro favore. Per quell'evento il Secolo XIX mise a disposizione dei tagliandi che permettavono di entrare gratis allo stadio. Una partita con 10.000 spettatori. Anche in quell'occasione Claudio era lì, all'entrata dei cancelli della gradinata e guardava con uno sguardo fulminante tutti quelli che entravano con il tagliando del giornale. Forse avrebbe voluto che tutti pagassero il biglietto. Ho provato ovviamente un senso di imbarazzo in quell'occasione.

Ma questo era lui, sempre presente ed innamorato del nostro, del suo Savona. Subito dopo era pronto a dirigere il tifo ed a sorridere e scherzare.

Ricordo tante altre trasferte, le bevute di vino in osteria. Ricordo la sua 127 sport nera di cui era tanto orgoglioso, le serate passate ad andare in giro per Savona nella sua macchina, ascoltando la musica di Lucio Battisti: una giornata uggiosa, si viaggiare, il nastro rosa e tante altre ...

Il giorno del mio venticinquesimo compleanno, lui ventiduenne, uno di quelle serate in cui si andava in giro come al solito, avanti e indietro tra Vado ed Albisola in macchina, ascoltando musica, o parlando del Savona mi chiese di fargli provare la mia 127. L'auto era nuova e gli dissi che avrei avuto timore che succedesse qualcosa a far guidare qualcun altro. Lui insistette e non seppi dire di no. Nel curvone di Albissola Marina, che ora non c'è più, dove c'era o c'è ancora (?) il cinema, ebbene proprio in quel curvone, abbiamo fatto un frontale con un'altra macchina che ci veniva incontro.

Ero dispiaciuto, molto dispiaciuto, ma non riuscivo ad arrabbiarmi con lui. Claudio era imbarazzato e ho cercato di eliminare il suo imbarazzo dicendogli che la colpa era solo mia, perché la decisione è stata mia e ne avevo la responsabilità. L'ultima volta che l'ho visto, è stato l'anno scorso quando sono andato in Francia. Ho fatto una tappa di mezz'ora a Savona, per poi proseguire per la meta. Ebbene in quella mezz'oretta, mi sono recato allo stadio per avere qualche notizia attuale.

Lo vidi, era seduto su una sedia davanti al bar dello stadio. Mi riconobbe e mi salutò. Mi sedetti accanto a lui e cominciammo a ricordare. Mi disse dei sui problemi economici, del fatto che la società non gli pagava lo stipendio o lo pagava con molto ritardo, di qualche attrito avuto con il signor Dellepiane e di molte altre cose. Alla fine dissi che sarei dovuto andare via e mi chiese di passare al pomeriggio oppure al mio ritorno dalla Francia. Voleva regalarmi una maglia biancoblu del Savona.

Sarebbe stato un bellissimo regalo. Sapevo che non ce l'avrei fatta, avevo il tempo limitato. L'ho abbracciato e salutato con affetto. Quello è stato il mio ultimo abbraccio a Claudio.

Ciao Claudio, riposa in pace amico mio e tifa per noi ...